domenica 2 dicembre 2007

LE PRIME ELEZIONI SENZA ANNA

LE PRIME ELEZIONI SENZA ANNA POLITKOVSKAJA


Per Vladimir Putin e la sua finta democrazia in salsa post-sovietica è l’ora del trionfo. Ma, mentre si attende il verdetto delle urne russe, manca ancor di più la voce di una delle poche giornaliste russe che aveva avuto il coraggio di indicare ai connazionali e al mondo che il sorriso di Putin nascondeva il ghigno del potere.
Anna, assassinata poco più di un anno fa, denunciava da tempo che tollerare la violazione dei diritti umani in Cecenia avrebbe provocato una cecenizzazione della Russia. Il voto per la Duma, la camera bassa russa è lì a dimostrarlo. Ci sono spie dell’Fsb nei seggi, esattamente come succede in Cecenia, regione guidata da un giovanotto che ha come unico merito quello di essere fedele a chi guida il Cremlino (e una sfilza di demeriti che metterebbero in imbarazzo anche Lukashenko).
Ci manca Anna Politkovskaja. Ci mancano le analisi che avrebbe fatto in questi mesi orribili che hanno preceduto il voto parlamentare. Ci mancherà Anna da qui alle presidenziali di marzo quando, è facile prevederlo, Putin darà il meglio di sé. Anna era stata Cassandra. Uccisa anche per questo. Come la figlia di Ecuba, anche i moniti di Anna sono caduti nel vuoto. Tra questi, anche quello rivolto ai politici italiani: sostenere pubblicamente il leader del Cremlino, scriveva, significa legittimare le sue azioni. Purtroppo i legami tra l’Italia e la Russia di Putin non sono cambiati con il cambio di maggioranza. Anzi. Con il centro sinistra al governo abbiamo stretti accordi commerciali ancora più stretti con le società che rappresentano il grimaldello, economico e geopolitico, di Putin. Non a caso, al banchetto allestito dal Cremlino per la spartizione delle spoglie della Yukos di Khodorkovskij hanno partecipato solo aziende italiane. Pubbliche ovviamente, anche se quotate in borsa.
Chissà cosa avrebbe scritto la Politkovskaja del presidente della Federazione che guida le liste elettorali del suo partito al parlamento (immaginate cosa accadrebbe in una democrazia consolidata come la nostra se il presidente Napoletano guidasse le liste del Pd in tutti i collegi).
Chissà cosa avrebbe detto Anna di questa campagna elettorale vinta in partenza da Russia unita. Una campagna dai toni accesissimi scatenati dallo stesso Putin e dalle sue televisioni per arrivare a un plebiscito. Dopo di me il diluvio, diceva Luigi XV. Ed è quanto sostiene l’uomo del Cremlino, erede di due eredità poco democratiche: lo zarismo e lo stalinismo.
L’ex tenente colonnello del Kgb è sulla scena pubblica dalla fine del 1999. La sua parabola politica si racchiude in due frasi. “Inseguiremo i terroristi fin nella tazza del cesso”, fu il suo biglietto da visita rivolto ai ceceni accusati degli attentati che scatenarono la seconda guerra cecena. Quegli attentati furono orchestrati dal Kgb, sosteneva l’ex spia russa Aleksandr Litvinenko, prima di essere liquidato col polonio a Londra (l’uomo che secondo gli inglesi è responsabile dell’omicidio, Andrei Lugovoi, è ora un leader politico in Russia). Putin ha vinto comunque la guerra cecena e con la campagna nazionalista ha unito intorno a sé il popolo. I demagoghi, si sa, vincono spesso le elezioni. Più facilmente se instaurano un clima di paura.
La seconda frase simbolo Putin l’ha pronunciata in televisione, qualche giorno fa: “Nel nostro Paese ci sono persone che sembrano degli sciacalli che, davanti alle ambasciate straniere, contano sul supporto dei fondi esteri per indebolire la Russia”. C’è tutto il Putin degli ultimi anni in queste poche parole. Quello che non si confronta con gli oppositori in campagna elettorale perché non li ritiene degni. Quello che contingenta le manifestazioni avversarie e le fa caricare dalle forze speciali. Quello che parla di intelligenza col nemico come faceva un nostro statista settantanni fa. Quello che ha chiuso la parabola del nazionalismo rinfocolando il ruolo della Russia nel mondo. Un ruolo da ottenere non grazie a un modello economico o culturale da esportare. Ma da estorcere col ricatto energetico. È il gas russo che ha messo in crisi i paesi ex sovietici e ha messo a tacere gran parte delle democrazie europee, compresa la nostra.
Anna non c’è più. Fossi un russo, avrei scritto il suo nome sulla scheda. Lei capace, come tanti scrittori e intellettuali di ricordarci la grandezza di quel Paese, patria di Gogol’ e Dostoevskij prima che di Putin e Lugovoi.

Andrea Riscassi

2 commenti:

Annalisa ha detto...

Bellissima la riflessione.
E pare così tragico, che davvero, mai si muova qualcuno...
Ottimo blog!

7ottobre2007 ha detto...

grazie per il sostegno!
ha firmato l'appello?